by Francesco Paolo Sgarlata |
Dopo tanti anni di stasi l’Europa sta finalmente dando un forte segnale di sé, e non solo per contrastare la crisi sanitaria ed economica che ci sta attanagliando tutti a causa del Covid, ma per l’epocale svolta verde che la porterà a diventare guida e punto di riferimento a livello mondiale.
Finalmente l’Europa si comporta da Europa, cioè all’altezza del grande ruolo che è chiamata a ricoprire.
Avere un approccio ecologico non sarà più questione di scelta programmatica di un partito e dei suoi sostenitori, ma sarà necessità strutturale per l’intera società civile del nostro continente.
Ciò avrà effetti incredibili non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico, e favorirà la nascita di nuove competenze professionali, di nuovi prodotti e di nuovi servizi.
Questo nuovo approccio, necessariamente condiviso da ogni nazione, investirà praticamente ogni aspetto del ciclo produttivo, del consumo energetico e dello smaltimento dei rifiuti.
Sotto quest’ultimo aspetto, un tema di importanza primaria è costituito dagli imballaggi.
Il problema della plastica, a tal proposito è sotto gli occhi di tutti noi. E’ dovunque.
Non è più tollerabile usare la plastica per contenere prodotti che vengono consumati in poche ore o addirittura minuti e poi impiegano centinaia di anni per decomporsi.
E prima di decomporsi completamente diventano comunque microplastiche che si spargono nelle acque ed entrano nella catena alimentare di tutti gli essere viventi, compresi noi stessi.
Non è solo folle e insano, è semplicemente insostenibile.
Provate a pensare l’incredibile quantità di imballaggi in plastica che ogni giorno ciascuno di noi butta nelle immondizie: si è decuplicata in pochi anni.
E che dire poi degli imballaggi che mischiano parti di plastica e di cartone – come per esempio le scatole di giocattoli o quelle di moltissimi generi alimentari – rendendo impossibile anche la loro raccolta differenziata?
Tutto questo dovrà necessariamente cambiare attraverso una legislazione rigorosa che impedisca questo scempio, ma soprattutto proibendo l’importazione dai paesi extraeuropei di qualsiasi prodotto che non abbia un imballaggio ecologico.
In questo modo l’Europa non solo sarà ambientalmente virtuosa, ma obbligherà gli altri Stati ad esserlo a loro volta.
Lo stesso discorso dovrà valere naturalmente anche per i beni che verranno prodotti al di fuori dell’Europa utilizzando lavorazioni o materie prime dannose per l’ambiente.
Una volta superata l’empasse del Covid ci aspettano anni di grande conquiste e cambiamenti ambientali, economici, sociali.
L’Europa e i suoi Stati membri saranno un punto di riferimento per tutti a livello mondiale.
E allora, forse, finalmente, avremo anche la Federazione Europea.
Francesco Paolo Sgarlata – Editorial Director