Se l’Unione europea fosse una federazione…

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by Michele Ballerin |

…potresti avere, caro lettore, tutto quello che le stai chiedendo di fare per gestire l’emergenza sanitaria, e anche qualcosa di più. Ma l’Unione europea non è una federazione. E non lo è, perché i governi nazionali hanno fatto di tutto per impedire che lo diventasse. Di conseguenza l’Unione europea non ha un governo. La Commissione europea, che dovrebbe essere il nostro governo federale, non lo è: è un dispensatore di raccomandazioni, che ogni stato può accogliere oppure no a seconda dei propri interessi, reali o immaginari.

Se l’Unione europea fosse una federazione avremmo una politica dell’immigrazione unica e sufficienti risorse per gestire insieme la crisi dei rifugiati al confine greco. Nessuno stato membro potrebbe rifiutare il proprio contributo: le direttive della Commissione sarebbero leggi, ed esisterebbe un esercito europeo per garantirne il rispetto. I cittadini europei non sarebbero umiliati (un tempo si sarebbe detto “disonorati”) da una politica che, non decidendo, decide di chiudere i confini del continente più ricco del globo a una folla di disperati in fuga da una guerra decennale. Ma i governi nazionali negano all’Unione questo potere. E noi – tu ed io – dobbiamo subire questa umiliazione.

Se l’Unione europea fosse una federazione avrebbe un bilancio pluriennale capace di finanziare politiche per lo sviluppo e l’occupazione, un welfare da fare invidia a chiunque nel mondo, una vera influenza sullo scacchiere internazionale e un debito pubblico al servizio degli investimenti strategici, come qualsiasi altro stato. Non assisteremmo allo spettacolo indecoroso di ventisette governi che si disputano l’osso di un bilancio comune in sé ridicolo, ognuno preoccupato di portarsi a casa qualche briciola in più e indifferente al destino degli europei, fino a provocare la paralisi finanziaria mettendo in stallo 450 milioni di cittadini. Ai governi nazionali non interessa il destino degli europei. Non è affar loro.

Se l’Unione europea fosse una federazione sarebbero già state emanate direttive vincolanti per contrastare il diffondersi della pandemia. Le risorse necessarie sarebbero state raccolte e distribuite nei territori più in difficoltà. Nessuno avrebbe dovuto “chiedere solidarietà” e nessuno avrebbe potuto negarla: una serie di decreti federali avrebbe regolato la faccenda senza se e senza ma, e i governi nazionali vi si sarebbero docilmente uniformati. Ma i governi nazionali negano all’Unione questo potere, e ora vanno ognuno per la sua strada, ciascuno improvvisando una politica con piani e tempi diversi – mentre conta le mascherine che gli sono rimaste.

Se l’Unione europea fosse una federazione… avremmo questo e molto altro ancora, una bella cassetta degli attrezzi fornitissima e pronta ad ogni necessità: quello che stiamo sognando di avere per le mani. Ma l’Unione europea non è una federazione, perché i governi nazionali non vogliono che lo sia. Tuttavia non spiegano ai loro cittadini quale uso pensano di fare del loro prezioso potere, che tengono per sé negandolo all’Unione mentre chiedono all’Unione risorse e “solidarietà”.

Si sente ripetere sempre più spesso che l’Unione va cambiata. Ma vediamo di capirci bene. Se davvero decidiamo di cambiarla non potremo accontentarci di fare questa o quella riforma, creare una nuova “agenzia”, portare il bilancio dall’1% all’1,3%, rendere elettiva la carica di presidente della Commissione, unificarla con quella di presidente del Consiglio, varare liste transnazionali e neppure emettere qualche eurobond. Tutto questo non servirebbe a nulla.

Soltanto una cosa servirebbe: rifondare l’Unione, cambiare la struttura del potere al suo interno trasformando questa balbettante, impotente Europa intergovernativa in una federazione, cioè in un governo comune con i mezzi e le competenze per agire negli ambiti che gli spettano secondo la logica che regge ogni federazione. Nulla di meno servirà. Nulla di meno basterà. Chi crede il contrario si illude. Da una ressa di leader nazionali non potrà mai scaturire una politica unica. È un’impossibilità pura e semplice, una chimera. Bisogna impedire ai governi di boicottare le politiche comuni, e l’unico modo di farlo è trasferire potere – potere effettivo – dai governi all’Unione.

Ed è solo una questione di volontà politica. Non esistono ostacoli tecnici. Chi afferma che si tratta di un’impresa impossibile mente, ed è un nemico del popolo europeo. Chi afferma che l’Unione dovrebbe semplicemente cessare di esistere, o che il proprio stato dovrebbe uscirne, sta solo farneticando. Uno stato membro che perdesse i vantaggi del mercato unico subirebbe un immediato tracollo economico, e questo non è un concetto complesso o astruso: è l’ABC. Ma il mercato unico non può sopravvivere senza una moneta unica e la libera circolazione di merci, capitali e lavoratori. Quindi non un solo passo può essere fatto all’indietro, ma solo in avanti, verso una piena integrazione economica e politica.

Adesso tocca ai cittadini dire la loro, esigere dai governi che cali il sipario su questa farsa: denunciare lo scandalo di un Parlamento europeo eletto dal popolo ma senza potere, di una Commissione che scimmiotta un governo ma non può governare, di un’Unione che si appella ai principi di umanità, libertà e solidarietà ma non sa gestire una crisi umanitaria ai propri confini, mentre tollera clamorose violazioni dello stato di diritto al suo interno.

Non so se la Conferenza sul futuro dell’Europa sarà l’occasione buona per farlo, lo strumento adatto per cambiare. Lo spero. Ma so per certo che i cittadini europei devono far sentire la loro voce, e insistere, insistere, insistere finché non avranno ottenuto gli Stati Uniti d’Europa.

Originariamente apparso su l’Espresso (http://europeancircus.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/03/13/se-l%E2%80%99unione-europea-fosse-una-federazione%E2%80%A6/?fbclid=IwAR1tIPtH8X5qj-AWehX1UdD2rSQJMcETPQXeqgMCOqStqwmoDvkgdsrHY7o).

 

Michele Ballerin

Michele Ballerin (1972) è stato Vice-Segretario UEF-Italia (MFE). Ha scritto numerosi saggi sulla politica europea, come “Gli Stati Uniti d’Europa spiegati a tutti” (Fazi 2014, Guida 2019; tradotto in spagnolo nel 2019) e “Riformismo europeo. Una prospettiva politico-economica per l’Eurozona” (Guida, 2017). Sugli stessi argomenti gestisce il blog “European Circus” per la rivista italiana “L’Espresso”.

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