by Francesco Paolo Sgarlata |
Vedere le sequenze che mostravano gli eurodeputati in piedi nell’aula del Parlamento europeo mentre cantavano la struggente canzone scozzese dell’addio “Auld Lang Syne” è stato davvero commovente.
E ascoltandola veniva da chiedersi perché dovesse esserci veramente questo addio, proprio come succede quando ci si separa da un vecchio amico con cui si sono condivise mille avventure. Esattamente come recitano le bellissime parole della canzone.
Poi, però, venivano alla mente anche le immagini del Parlamento europeo quando, durante le due ultime sedute di insediamento della neoeletta assemblea, venne suonata un’altra musica, quella dell’Inno alla Gioia che è anche l’inno europeo: gli eurodeputati dell’UKIP girarono la schiena all’aula durante la sua esecuzione, con un vergognoso e inaccettabile gesto di spregio verso le istituzioni europee.
E allora è chiaro che questo senso di profonda malinconia per i compagni che se ne vanno è rivolto soprattutto a quella parte di britannici che sarebbe voluta restare nell’Unione Europea, la nostra casa comune che pur necessitando di radicali lavori di consolidamento è e resterà sempre la nostra casa comune.
L’altra faccia della Gran Bretagna è invece quella che ha costituito storicamente un freno al processo di integrazione europea, che ne ha impedito l’evoluzione dissociandosi regolarmente da traguardi eccezionali come la moneta comune o l’area Schengen ed esercitando il diritto di veto per stroncare ulteriori passi avanti.
Forse, piuttosto che avere un compagno di viaggio recalcitrante e ostativo, è meglio per tutti lasciarlo andare per la sua strada, se proprio non vuole fare il viaggio con noi e non c’è verso di convincerlo.
Anche se, nonostante tutto, gli vogliamo davvero bene e ci mancherà terribilmente.
Nella speranza che, un giorno, prevalga la sua parte positiva e si possa riprendere il cammino insieme.
Ma senza più riserve.
Francesco Paolo Sgarlata – Editorial Director