By Francesco Paolo Sgarlata |
L’Unione Europea è come un ponte.
Un ponte che parte da un passato di guerre terrificanti e fratricide che hanno falcidiato il nostro continente e di cui per ragioni anagrafiche stanno sparendo tutti gli ultimi testimoni diretti.
Nessun film, nessun documentario, nessun libro può mai avere lo stesso effetto dell’esperienza diretta di chi ha vissuto realmente esperienze così tragiche e scioccanti. Con il rischio non remoto che simili efferatezze si ripetano in futuro.
Allo stesso modo, e fatte le debite proporzioni, i giovani della generazione Erasmus danno oggi per scontato il fatto di poter attraversare liberamente i Paesi europei senza confini, senza controlli alle dogane e utilizzando la stessa moneta.
Chi scrive si ricorda invece molto bene una vacanza in macchina con la famiglia alla fine degli anni 70, quando dall’Italia passammo in Francia, poi in Germania e in Austria per poi tornare a casa.
In quindici giorni passammo perciò quattro controlli doganali e cambiammo tre tipi di moneta: alla fine non si capiva più quanto realmente costasse un pranzo o un oggetto in vendita in un negozio!
E’ la perdita della memoria del passato che impedisce di percepire il valore di quello che si ha nel presente: la pace, la libertà di viaggiare, vivere, studiare e lavorare dovunque si voglia in Europa, avere la stessa moneta, e molto altro ancora.
L’Unione Europea, si diceva, è come un ponte che con tanto impegno e preziose conquiste sociali ci ha portato da un passato che stiamo dimenticando a un futuro che non riusciamo ancora a scorgere.
Non lo riusciamo a scorgere perché il ponte è stato costruito a metà ed ha dovuto subire le ondate di piena della più grande crisi economica mondiale dopo la grande depressione, quelle del terrorismo e dell’immigrazione senza controllo.
Il ponte oggi ha certamente bisogno di urgenti ristrutturazioni e va completato perché possa portarci verso un futuro migliore.
Ma abbatterlo – come vorrebbero alcuni – significherebbe buttare via oltre 60 anni di enormi sforzi e di accordi che prima sembravano impossibili e la conquista di quei grandiosi traguardi economici, politici e sociali che oggi ci sembrano scontati.
Traguardi che, se lasciamo che il ponte venga abbattuto o ulteriormente indebolito, scontati non saranno più.
Francesco Paolo Sgarlata – Editorial Director